Essere o non essere (sposati)? Quando il matrimonio è nullo

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Tra le star internazionali, il matrimonio in Italia è ormai di moda; le bellezze naturalistiche, l’arte, le antiche chiese che caratterizzano la nostra penisola inducono molti a scegliere questi luoghi suggestivi per dire il fatidico “sì”.

Ma chi, sposato in Chiesa, non dovesse avere molta fortuna ed intendesse far dichiarare nullo il proprio matrimonio religioso, dovrebbe ricorrere al Tribunale della Chiesa per proporre la relativa istanza.

La La dichiarazione di nullità canonica di un matrimonio celebrato con rito cattolico si può ottenere rivolgendosi al Tribunale ecclesiastico di primo grado e l’eventuale sentenza affermativa dovrà poi essere confermata in un secondo grado di giudizio.

Se invece la causa viene respinta in primo grado, si potrà proporre l’appello al Tribunale di secondo grado oppure alla Rota Romana che deciderà in via definitiva.

Sono poche e tassative le motivazioni per cui viene pronunciata la dichiarazione di nullità canonica: questo vale soprattutto nei casi in cui ci si sia sposati senza accettare il matrimonio come vincolo per tutta la vita o nei casi in cui ci si sia sposati escludendo di avere figli.

Il matrimonio potrà anche essere nullo nel caso in cui uno degli sposi non fosse, al momento delle nozze, nelle condizioni psichiche idonee.

Basti pensare a chi è affetto da gravi patologie mentali o è dedito al consumo di droga o all’alcool: costui difficilmente sarà in grado di assumersi gli impegni del matrimonio e quindi difficilmente il suo matrimonio sarà valido.

Il processo canonico non è semplice ed i Tribunali svolgono indagini molto accurate, poiché il diritto canonico tende a tutelare l’istituzione del matrimonio ed il vincolo coniugale è considerato valido finché, con prove certe, non si riesca a provare il contrario.


Scritto da Studio Avvocato Laura Gaetini

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