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Stefano e Sara partecipano a “Matrimonio a Prima Vista” format americano in onda su Sky1 basato su un esperimento antropologico: due sconosciuti accettano di sposarsi e farsi spiare dalle telecamere per 3 mesi.
Sposati in un reality, le conseguenze giuridiche si ripercuotono sulla vita vera: il matrimonio è pienamente valido poiché i due protagonisti erano perfettamente consapevoli del significato del loro gesto.
Il contratto firmato con la produzione del programma prevedeva infatti l’impegno a non abbandonare la messa in onda pena una penale di 100.000 €.
Se dopo il matrimonio il rapporto non avesse funzionato, la società avrebbe pagato le spese legali per la separazione consensuale entro 6 mesi dalla celebrazione delle nozze.
Dietro le telecamere, in effetti, i litigi sono frequenti e la sposa si rivolge al Tribunale di Pavia per l’annullamento del matrimonio.
Secondo il codice civile, infatti, il matrimonio può essere annullato se uno dei coniugi era incapace al momento della celebrazione, se era minorenne o se il suo consenso era viziato da violenza, timore di eccezionale gravità derivante da cause esterne, o errore sull’identità della persona o le qualità personali del futuro consorte.
Essendo i protagonisti del reality maggiorenni e capaci di intendere, la possibile causa di annullamento viene individuata nel “timore di eccezionale gravità derivante da cause esterne” consistente nel rischio di pagare la penale di 100.000 €.
Secondo il Tribunale di Pavia, però, la minaccia del pagamento della penale non è una coercizione alla volontà degli sposi che, firmando il contratto con la produzione, erano perfettamente consenzienti all’impegno assunto.
Il matrimonio celebrato in tv è dunque valido e per scioglierlo i coniugi dovranno, come di norma, separarsi e poi divorziare.
Articolo pubblicato su ECO DI BIELLA 24 giugno 2019