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Kyl e Brent Myers sono una coppia americana allergica agli stereotipi di genere.
Chi ha detto che le bimbe debbano vestirsi di rosa e giocare con le Barbie e i bimbi di blu e giocare a calcio o coi trenini?
Per quanto sia condivisibile il rifiuto di questi preconcetti, la soluzione adottata dai genitori americani é decisamente forte: hanno scelto di crescere il/la loro figlio/a in modo neutro, ossia senza svelarne il sesso, lasciando che il/la minore scelga in quale genere sessuale identificarsi una volta cresciuto/a.
Solo i parenti più stretti ne sono a conoscenza, nemmeno gli amici sanno se il/la figlio/a di Kyl e Brent sia maschio o femmina.
La coppia americana ha spiegato all’Huffington Post che loro comprano vestiti unisex ed incoraggiano il/la minore a scegliere liberamente gli indumenti che preferisce, sia dal reparto bimbe che dal reparto bimbi.
Questo metodo viene definito “gender creative” perché mira a sviluppare la creatività e la libertà dei figli lasciandoli liberi di esprimere se stessi senza limitazioni imposte dagli stereotipi di genere, senza l’obbligo di comprare Barbie o bambolotti se si è bimbe o di iscriversi a calcio o a basket se si è maschietti.
Il concetto alla base di questo avanguardistico metodo educativo é l’idea che “tutto sia adatto a tutti”, in barba a pregiudizi e stereotipi di genere.
Per quanto nobile sia l’intento dei genitori, c’è da chiedersi se la scelta di crescere i figli in modo neutro non possa essere confusiva e disorientare i minori che, ancor più se in tenera età, hanno bisogno di confini certi alla propria identità.
Pur essendo condivisibile la lotta allo stereotipo di genere, un confine identitario dovrebbe essere imprescindibile almeno fino a quando il percorso di crescita non è completato.
Articolo pubblicato su ECO DI BIELLA 7 maggio 2018