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In tempi in cui i social network sono diventati una vetrina, vera o immaginaria, della nostra vita, Facebook è divenuto uno strumento idoneo a diffondere contenuti diffamatori.
il rischio è elevato, ed è quello di una condanna per diffamazione aggravata per chi pubblica e commenta un post offensivo e denigratorio sul proprio profilo del social network, poiché ciò consente di pubblicizzare e diffondere contenuti diffamatori tra un gruppo di persone potenzialmente illimitato.
Bisogna sapere che in tali casi potrebbe essere condannato non soltanto l’autore della pubblicazione, ma anche chi la commenta: il reato può sussistere anche nei confronti di chi, semplicemente, aggiunge al post originale un successivo commento avente la medesima portata offensiva, in quanto gli elementi diffamatori aggiunti possono comportare un maggior discredito alla reputazione dell’offeso nella considerazione generale.
Ciò a maggior ragione quando il post diffamatorio è visionato da un numero imprecisato di utenti ricevendo numerosi “Mi piace” e commenti da parte di amici virtuali.
La libertà di pensiero trova dei limiti nel rispetto altrui e nel diritto di ogni persona all’integrità dell’onore, del decoro, della reputazione.
Il diritto di critica, in sostanza, trova un limite nella legge penale, essendo la diffamazione un atto illecito e non una manifestazione della libertà di pensiero.
Ne consegue che la lesione della reputazione di una persona determinata o determinabile si concretizza quando l’autore del post ha espresso frasi offensive nei suoi confronti; quello che non tutti sanno é che vi può essere rilevanza penale anche per la condotta degli “amici virtuali” che si sono “limitati” ad aggiungere al post diffamatorio, da altri pubblicato, un commento offensivo successivo.
Articolo pubblicato su ECO DI BIELLA 21 giugno 2021