In questi giorni ha fatto notizia la vicenda delle baby prostitute dei Parioli, esclusivo quartiere della capitale; tuttavia quotidianamente si legge di ragazzine che, poco più che bambine, distribuiscono ad adulti foto piccanti sul web in cambio di denaro.
In realtà il fenomeno esiste da sempre e l’esplosione dei social network e della tecnologia è soltanto una cassa di risonanza del fenomeno. Con il termine “prostituzione minorile” viene indicata la prostituzione esercitata da un minorenne al fine di ottenere benefici finanziari.
In molti paesi vi sono leggi specifiche contro la prostituzione minorile che possono includere le persone che hanno già compiuti i 14 anni, ovvero l’età del consenso, ma non ancora maggiorenni: in Italia qualsiasi rapporto sessuale tra un adulto ed un minore tra i 14 ed i 17 anni, in cambio di denaro o altri guadagni materiali, è illegale e pertanto perseguito a norma di legge.
Qualsiasi rapporto sessuale tra adulti e minori di 14 anni rientra invece automaticamente nella pedofilia.
Dietro queste storie spesso c’è un degrado familiare, come nel caso delle due ragazze dei Parioli divenute escort di lusso: dalle indagini della magistratura emerge come la madre di una delle due inducesse la figlia a prostituirsi per trarre profitto personale anche trascurando la scuola.
Ma le storie di violenze sono spesso anche peggiori di questa: a volte bambini e minorenni sono costretti in situazioni in cui gli adulti possono facilmente approfittare della loro vulnerabilità ed abusare di loro sfruttandoli sessualmente.
Spesso sia l’ambiente che la famiglia costringono direttamente o indirettamente il minorenne alla sua commercializzazione sessuale: la prostituzione di un minore segue spesso un abuso da questi subito durante l’infanzia, spesso all’interno della sua stessa famiglia.