Adriano, l’imperatore che divenne pazzo per amore

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    Fu tra i più grandi imperatori di Roma. Fino a quando morì il suo giovane amante.

    Fu allora che perse la testa e divenne pazzo.

    Adriano aveva sposato una bisnipote di Traiano, Vinia Sabina, ma il matrimonio, celebrato per ragioni politiche, non era stato tra i più fortunati, forse anche perché il futuro Imperatore non aveva mai nascosto la sua tendenza gay, o almeno bisex.

    Le molte corna bipartisan di cui Vibia fu adornata, ebbero effetti positivi sulla storia dell’arte, perché Adriano, come ogni marito che deve farsi perdonare qualcosa, le donò uno dei monumenti più sontuosi dell’Impero, la villa Adriana di Tivoli, che l’Unesco dal ‘99 tutela come patrimonio dell’umanità.

    Tuttavia l’Imperatore con una sfacciataggine da manuale, pose nella villa donata alla moglie un busto (oggi conservato al Prado, Madrid) del suo amato, Antinoo.

    In fondo quella storia era perfettamente in linea con la cultura greca dove la componente omosessuale aveva radici profonde.

    Pare che la relazione sia iniziata quando Antinoo aveva soltanto 13-14 anni, fatto che oggi comporterebbe conseguenze penali, ma all’epoca nessuno ci badava.

    Nel mondo antico, infatti, la pederastia era un fatto sociale, mentre oggi chi compie atti sessuali con un infraquottordicenne è punito con la reclusione da cinque a dieci anni.

    Adriano aveva interrogato dei Magi sul suo futuro ed essi avevano risposto che sarebbe morto due anni dopo salvo che qualcuno si fosse ucciso al posto suo.

    Antinoo per allungare la vita del sovrano si tolse la vita gettandosi nel Nilo.

    Da quel momento Adriano precipitò in una spirale ossessiva vicina al delirio: prima fece deificare il ragazzo perduto, poi riempì di statue l’Impero, gli dedicò una città in Egitto e disse di aver visto una nuova stella: lo spirito del defunto amante asceso in cielo.

     

    Articolo pubblicato su ECO DI BIELLA 7 dicembre 2015

     


    Scritto da Studio Avvocato Laura Gaetini

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