Categorie:
Anche un bacio sulla guancia, se non voluto da chi lo riceve, per la Corte di Cassazione, terza sezione penale, può condurre ad una condanna per violenza sessuale.
La Suprema Corte ha confermato quanto disposto dalla Corte d’Appello che avevo considerato colpevole un uomo per aver costretto una donna a subire “atti sessuali” consistiti in un bacio sulla guancia e per avervi nuovamente ritentato nonostante espliciti e ripetuti rifiuti da parte della donna.
Per i giudici gli episodi sono da qualificare come “ tentativo” di violenza sessuale, dunque puniti con minore gravità rispetto al reato consumato.
Se, in apparenza, la condanna penale per tentata violenza sessuale potrebbe apparire eccessiva, la Corte ha illustrato la Corte ha illustrato come nel caso in esame quello che rileva non è solo l’episodio in sé, ma l’insieme delle condotte moleste ascritte all’imputato, che – ripetute nel tempo – sono andate ad integrare il vero e proprio reato di stalking.
La vittima dello stalking, infatti, è spesso costretta a mutare il proprio stile di vita, ad esempio mutando il tragitto per recarsi al lavoro o addirittura evitando di uscire di casa da sola.
Nel caso in esame, quello che è stato determinante ai fini della pronuncia di condanna, è proprio lo stato d’ansia e di agitazione in cui la vittima è venuta a cadere in conseguenza delle condotte dell’imputato.
Il colpevole, infatti, era dapprima riuscito a dare un bacio sulla guancia alla donna prima che questa riuscisse a divincolarsi, poi aveva tentato una seconda volta di baciarla nonostante gli evidenti rifiuti e dinieghi della vittima.
In casi come questo, considerato che la parte offesa dal reato è spesso anche l’unico testimone della condotta molesta, andrà valutata con particolare scrupolo la sua attendibilità nel riferire gli eventi al giudice.
Articolo pubblicato su ECO DI BIELLA 9 maggio 2016