Nelle cause di separazione uno dei temi più delicati è l’affidamento dei figli che, secondo la vigente normativa, deve essere condiviso.
Ciò dovrebbe significare che anche il genitore che non convive stabilmente con i figli dovrebbe poter avere uno scambio affettivo continuo con loro: in realtà a volte questo non avviene. Quando ci si separa il rancore verso il partner spesso è intenso ed è difficile riuscire a nasconderlo, nonostante il bene dei figli. Tante coppie riescono a stabilire rapporti civili ed a coordinarsi per continuare a condividere l’educazione dei piccoli. Ma in alcuni casi i figli diventano lo strumento più efficace per ferire e ricattare l’ex coniuge, tentando di fargli scontare colpe che potrebbe anche avere ma che in nessun modo dovrebbero ricadere sui figli. Infatti non sono rarissimi i casi di persone che strumentalizzano i figli nella loro battaglia contro gli ex, più o meno consapevolmente avvalendosi di tutti i mezzi possibili, anche i più spietati come ad esempio infondate denunce per maltrattamenti ed abusi. Ma quali strumenti esistono per vedere un figlio che ci viene negato? Il genitore che è privato del suo diritto di visita può rivolgersi alle forze dell’ordine ( polizia, carabinieri etc..) e chiedere di essere assistito nell’esercizio dei propri diritti. Di recente il Tribunale di Roma ha condannato una signora a risarcire il suo ex coniuge per avere impedito le visite con la figlia e cercando deliberatamente di eliminare il padre dalla vita della bambina. Questa condanna esemplare per danno esistenziale e morale giunge dopo una causa durata anni, nel corso della quale i servizi sociali avevano accertato l’atteggiamento ostruzionistico della madre che aveva fatto ricorso alla strategia dell’infondata denuncia penale ottenendo un immediato allontanamento del padre.