Il diritto alla scelta del parto cesareo

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Quando nasce un bambino la regola generale prevede che la mamma partorisca naturalmente senza alcuna interferenza del medico.

Il taglio cesareo solitamente viene effettuato in caso di parto plurigemellare o podalico e, comunque, in caso di forza maggiore.

Negli ultimi  venti anni, però, la frequenza del parto cesareo è molto aumentata in Italia: si è passati da 11,2% nel 1980 a 33,2% nel 2000. Questo valore risulta molto più elevato rispetto ai valori degli altri paesi europei e del 10-15% rispetto a quanto raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Tale aumento può essere dovuto dalla scelta da parte della donna  di optare per il taglio cesareo.

Decisione che può essere motivata dalle più svariate ragioni.

La legge ritiene che il parto cesareo sia lecito e che tale richiesta sia un diritto della partoriente.

Tale facoltà è sorretta dal principio di autodeterminazione di ognuno di noi nei riguardi della propria salute.

La giurisprudenza sostiene che questo tipo di intervento chirurgico non comportando una diminuzione permanente dell’integrità fisica, non vada contro la tutela del diritto alla salute costituzionalmente garantito.

Il medico, però, ha il diritto di declinare una richiesta di taglio cesareo.

Il dottore, infatti, può rifiutarsi per non rischiare di essere chiamato a rispondere di un eventuale danno conseguente ad un intervento non indispensabile. Tale rifiuto è anche supportato da quanto espresso nelle linee guida del Ministero della Salute, le quali indicano che, in assenza di controindicazioni, il parto naturale è preferibile al cesareo sia per il benessere della donna che del bambino.

Articolo pubblicato su ECO DI BIELLA 27 giugno 2022


Scritto da Studio Avvocato Laura Gaetini

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