Una mamma di troppo: più regole per il diritto al pari della scienza

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Fin dalla notte dei tempi il mater semper certa est è stato un principio evidente nella natura, ma che succede quando una donna porta a termine una gravidanza e partorisce un figlio per conto altrui?
La cd. maternità surrogata sconvolge l’unità della figura materna, dividendola nei distinti ruoli di madre genetica, madre gestante e madre sociale.

Possono aversi due casi: in un primo (surrogazione totale) la donna gestante non solo porta a termine la gravidanza ma fornisce pure il proprio ovulo risultando anche madre genetica; in un secondo (locazione d’utero) la surrogata si limita a partorire il figlio a seguito dell’impianto nel suo utero dell’embrione creato in vitro con i gameti della coppia committente.
Il coinvolgimento di terza donna nella procreazione è documentato dalla storia fin da tempi remoti: la Bibbia racconta che Abramo e Giacobbe ebbero figli dalle schiave delle proprie mogli sterili.
Il progresso scientifico, dividendo sessualità e procreazione, ha inciso su questa antica pratica eliminando il tabù del necessario rapporto sessuale tra committente e terza donna, rendendo la scelta psicologicamente più tollerabile.
La medicina ha così portato alla luce una pratica prima nascosta, richiamando l’attenzione del legislatore che nel 2004 ha vietato e sanzionato la surrogazione materna senza però disciplinare le conseguenze se la coppia si sottopone all’estero alla pratica vietata (trattasi del cd. turismo procreativo).
Nel silenzio della legge, resta solo l’art. 269 c.c. che, presumendo la naturale coincidenza tra madre genetica e gestante, indica la maternità nella partoriente, come visto di recente nel caso dello scambio di embrioni all’ospedale romano Pertini.

 

Articolo pubblicato su ECO DI BIELLA 20 ottobre 2015

Il divieto italiano di maternità surrogata e il turismo procreativo

Proprio in questi mesi, il centrodestra sta cercando di introdurre un nuovo reato universale che consiste nella condotta di coloro che anche all’estero ricorrano alla pratica della maternità surrogata.

Da qui conseguirebbe l’obbligo per la Procura della Repubblica di perseguire il cittadino italiano anche nel caso in cui abbia praticato la maternità surrogata, vietata in Italia, in un paese estero ove la pratica è consentita.

 La Camera ha approvato con 166 voti favorevoli, 109 contrari e 4 astenuti, una proposta di legge che vede nella maternità surrogata una nuova fattispecie di reato.

La gestazione per conto altrui, detta con termine dispregiativo “utero in affitto” è una pratica vietata in Italia dall’anno  2004, ma é invece consentita in alcuni Stati,  dove si recano  coppie italiane alla ricerca di una genitorialità non rinvenibile altrimenti. 

In Parlamento, le opposizioni,  tendenzialmente unite sul no a questa legge, si sono però divise, anche all’interno dei vari partiti: la pratica della maternità surrogata in quanto tale non è condivisa da tutti e si stanno introducendo una serie di emendamenti.

Dobbiamo attendere settembre per vedere cosa farà il Senato allorquando esaminerà la legge.

Le riserve sono state sollevate anche da diversi giuristi,  ma la relatrice Carolina Varchi (Fdi) ha spiegato che l’introduzione del reato universale serve a disincentivare proprio il ricorso alla maternità surrogata all’estero. In teoria, quando le coppie tornano in Italia (sono soprattutto quelle eterosessuali a farvi ricorso) potrebbero essere condannate e finire in carcere con una pena da tre mesi a due anni.

La corte europea condanna l’Italia: violati i diritti di Sonia, bimba nata da maternità surrogata

Un caso emblematico è di recente emerso agli onori della cronaca: si tratta di Sonia, bimba “fantasma” nata in Ucraina da madre surrogata che, forse, potrà avere finalmente diritto alla sua identità. Con una sentenza importante e innovativa, la Cedu, Corte europea per i diritti umani, ha stabilito che lo Stato italiano ha violato i diritti di questa bambina, nata nel 2019 in Ucraina con il ricorso alla maternità surrogata, impedendo il riconoscimento legale del rapporto di filiazione e facendo di lei un’apolide.

Proviamo a ripercorrere la storia.

Sonia è nata nel 2019 in una clinica di Kiev con la pratica della maternità surrogata con gamete  del marito.

Tornati in Italia i genitori, chiedevano all’anagrafe del comune di residenza la trascrizione  dell’atto di nascita ucraino, dove la moglie, madre intenzionale ed il marito, padre biologico, sono  indicati come i genitori di Sonia.

Il comune rifiuta la trascrizione di questo atto di nascita. Inizia così la battaglia legale. 

E’ così che l’anno successivo, nel 2020 la coppia propone  ricorso al tribunale di Vicenza contro il comune che aveva negato la trascrizione.  Nel frattempo la piccola Sonia aveva già compiuto un anno ed era apolide ovvero senza alcuna cittadinanza.

E’ infatti nata in Ucraina ma non è registrata all’anagrafe ucraina, è italiana però l’Italia non la riconosce. Il tribunale di Vicenza, in primo grado, respinge la richiesta sul presupposto che trascrivere il genitore intenzionale, in questo caso la madre, di una bimba nata da maternità surrogata sarebbe contrario all’ordine pubblico.

Dopo il responso negativo del Tribunale, la coppia propone ricorso alla Corte d’appello di Venezia affinché venisse riconosciuto il certificato di nascita di Sonia con entrambi i genitori, oppure, in via subordinata, che fosse riconosciuta la paternità del  padre biologico, sulla base del Dna. Anche la Corte d’Appello si pronunciava  in modo negativo: quindi  nemmeno la  domanda del marito  – padre biologico di Sonia – di essere riconosciuto come unico genitore, non veniva  accettata.

Per tale motivo, la Cedu, Corte europea per i diritti umani, ha stabilito che lo Stato italiano ha violato i diritti di Sonia ed ha condannato l’Italia al risarcimento dei danni morali e materiali per circa 15000 euro.

COSA SIGNIFICA GESTAZIONE PER CONTO ALTRUI O MATERNITA’ SURROGATA?

La maternità surrogata si ha quando una donna a porta a termine la  gravidanza, sino al parto, accogliendo un embrione generato su iniziativa di single o di coppie. In molti Paesi, la partoriente  è considerata la madre del neonato ad ogni effetto e gli accordi prenatali sulla futura nascita sono considerati nulli: questo è ciò che accade in Italia.
Questo procedimento viene solitamente regolato da un contratto nel quale il futuro genitore (o i futuri genitori) e la gestante si accordano in ogni dettaglio, ponendo regole,  stabilendo un rimborso delle spese mediche della gestante, ed  in alcuni Paesi, viene anche pattuita, una  retribuzione per la  gestante.
In simili casi è comune l’espressione “utero in affitto”, a volte utilizzata in modo improprio per indicare in senso negativo la maternità surrogata in genere.
In molti paesi la pratica è lecita ma a condizione della sua  gratuità,  come ad esempio in Canada e in alcuni Stati membri dell’Unione Europea dove la pratica è considerata legale.
In altri paesi  esistono leggi che permettono la remunerazione, questa si definisce “retribuita” o “lucrativa”.
In alcuni paesi sono legali entrambi i tipi di pratica: in Russia e Ucraina ad esempio esistono norme che regolano sia la surrogazione altruistica sia quella retribuita.
La fecondazione della surrogata può essere omologa, ovvero effettuata con spermatozoo  e ovuli  della coppia sterile, oppure eterologa ovvero effettuata da  donatori e donatrici attraverso concepimento in vitro.

GESTAZIONE PER CONTO ALTRUI IN ITALIA ED IN ALCUNI PAESI ESTERI

In Italia lamaternità surrogata non è ammessa e costituisce una pratica medica vietatapunita con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro.
Il divieto è stato confermato nel 2017 dallaCorte costituzionale che ha sentenziato come la pratica di surrogazione “offenda in modo intollerabile la dignità della donna e mini nel profondo le relazioni umane”.

In Grecia nel2002 è stata introdotta una legge  relativa alla riproduzione assistita, che per permette la maternità surrogata, rendendola  legale.
Questa tecnica è permessa  nel caso in cui  non ci sia nessun tipo di vincolo genetico tra la gestante e gli embrioni, e sia riservata  a donne impossibilitate ad una gestazione autonoma: é richiesto che entrambe le donne coinvolte nella pratica siano residenti in Grecia.

Nel Regno Unito la maternità surrogata commercialenon è legale, mentre è consentita la forma altruistica, ossia quella in cui la gestante non è retribuita.

La maternità surrogata, compresa quella commerciale,è invece legale in Russia che la consente alle coppie maggiorenni e eterosessuali.
In Russia il primo programma di maternità surrogata è stato condotto nel1995 presso il Centro per la fecondazione in vitro, insieme con l’Istituto di Ostetricia e Ginecologia di San Pietroburgo.

Negli Stati Uniti d’America sono otto gli Stati in cui è legale ricorrere alla maternità surrogata.
Lo Stato federato che ha regolamentato per primo questa pratica è quello della California.

Le richieste di abolizione universale della pratica di gestazione per conto altrui

Nel 2016 a Parigi si é svolto un convegno per l’abolizione universale della maternità surrogata, convegno organizzato da associazioni femministe francesi e patrocinato dall’Assemblea nazionale, a cui hanno aderito ricercatrici, giuriste, medici e attivisti per i diritti umani del mondo.
A conclusione del convegno, è stata formulata la richiesta formale affinché la pratica della maternità surrogata venga vietata e resa illegale in tutto il  mondo.
In quella sede la pratica é stata descritta come disumanizzante e contraria alla dignità e ai diritti delle donne e dei neonati.


Scritto da Studio Avvocato Laura Gaetini

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